Giovanni Genna
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Presentazione della ricerca
Uno squarcio sulla tela dell’oggettività: studi sul mito in Carlo Emilio Gadda
Tutor Epifanio Ajello, Università degli Studi di Salerno L’idea di questo progetto nasce in primo luogo da un forte interesse per le riscritture del mito in chiave moderna e, in particolar modo, dallo studio dell’esperienza letteraria di Carlo Emilio Gadda, il quale, contrariamente a quanto si possa pensare data la sua natura profondamente razionalistico-scientifica trova nel mito un insospettabile e inesauribile contenitore dal quale attingere forme e contenuti differenti. Fissare i termini entro i quali si snoda il rapporto fra il mito e lo scrittore milanese è un'operazione molto articolata, sia perché è di per sé complesso districarsi fra i “brogliacci” dell'Ingegnere, sia a causa della scarna bibliografia critica dedicata a tale argomento. Da parte della critica gaddiana, infatti, non è mai stato concesso spazio sufficiente al ruolo ricoperto dal mito nella scrittura dell’autore, e, laddove sia stato affrontato questo tema, si è spesso cercato di evidenziare una sorta di svalutazione della materia mitica da parte dello scrittore, declassandola addirittura a mero orpello retorico. Considerando la natura positivista di Gadda, del resto, parrebbe facile concludere che il pensiero dell'autore non possa che definirsi essenzialmente anti-mitico, tuttavia ciò non corrisponde al vero: infatti analizzando l’evolversi del filosofare gaddiano a cominciare dalla Meditazione milanese del 1928, luogo in cui il mito è visto come limite per la conoscenza umana («dissolverò li eroi e le armi loro e tutto ciò che è nell'anima e nell'amor nostro»), e proseguendo con I miti del somaro del 1944, pamphlet satirico nel quale Gadda postula l’esistenza di un mito positivo e psicodinamico («Una certezza procedurale, una consapevole silloge: ecco il mito»), è possibile individuare nel mito non solo l'oggetto di un dialogo pressoché continuo e ininterrotto (si vedano per esempio i numerosissimi riferimenti intertestuali che animano romanzi e racconti), ma anche il fulcro attorno al quale ruota la costruzione di una più ampia teoria della conoscenza, che trova la sua definitiva ragion d’essere in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957). Il tema di questo progetto nasce dalla necessità di aprire una nuova prospettiva di ricerca attorno a un argomento che rimane inesplorato ormai da troppo tempo. La possibilità di rileggere la produzione letteraria dell’Ingegnere alla luce del suo rapporto con il mito rappresenta l’inevitabile atto di sovversione nei confronti di una parte della critica, quella che ha negato più volte l’esistenza di un così forte legame sul quale perfino lo stesso autore ha meditato fin dagli esordi letterari, quando rifletteva sulle scelte stilistiche da adottare per consegnarsi alla gloria. |