05/06/20-Prima e dopo Waterloo. Gli intellettuali italiani e Napoleone dalla tragedia napoletana del '99 all’esilio inglese di Foscolo
10.00-12.00
Registrazione del Seminario
Relatore
Alberto Granese
Si comincia dall’«oda» di Ugo Foscolo, Bonaparte liberatore del maggio 1797 (essendo Napoleone, il 15 maggio 1796, entrato vittorioso a Milano con l’Armée d’Italie), ripubblicata, poi, nonostante la delusione del trattato di Campoformio (ottobre 1797), il 5 frimaire VIII (26 novembre 1799), con una folgorante «dedica» al condottiero còrso, in cui sono per la prima volta tracciate le linee politiche del movimento democratico e unitario in Italia. Saranno analizzati gli eventi successivi, in cui tra gli intellettuali italiani e Napoleone si alternano consensi e dissensi: Foscolo con il Discorso su la Italia del 1799, indirizzato al generale napoleonico, Jean-Ètienne Championnet; Vincenzo Monti, che con la lirica Per la liberazione d’Italia esalta la splendida vittoria di Marengo (14 giugno 1800), a cui fa eco un giovanissimo Alessandro Manzoni con Del trionfo della libertà; Francesco Saverio Salfi con la tragedia Pusania dedicata a un altro generale napoleonico, Gugliemo Brune, per recuperare le capacità eccezionali di Bonaparte a servizio della causa italiana; ancora Foscolo con l’Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione (1802). Un discorso critico sarà aperto sulla tragedia napoletana del Novantanove, con un’indagine approfondita sul suo originale laboratorio politico, a partire dal Progetto di Costituzione redatto da Francesco Mario Pagano, all’altezza delle più grandi costituzioni moderne, sulle due redazioni del Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli di Vincenzo Cuoco e il controcanto di Francesco Lomonaco nel Rapporto al cittadino Carnot, sui Commentarii della storia di Napoli (1800) di Foscolo, ripresi in Inghilterra (1821) nel celebre An Account of the Revolution of Naples, con sorprendenti intuizioni storico-politiche sul nuovo stato dei rapporti internazionali all’inizio della Restaurazione. Nella parte finale, tutta l’esegesi si concentrerà su Foscolo, senza alcun dubbio la massima espressione letteraria dell’età napoleonica: da alcuni passaggi significativi dei Sepolcri, ivi compreso il riferimento al vincitore di Trafalgar (1805), Orazio Nelson, e dallo scontro con il viceré d’Italia, Eugenio Beauharnais, per le presunte allusioni antinapoleoniche del suo Ajace (1811) – ricucito poi con i Versi del Rito delle Grazie, durante il drammatico indebolimento di Bonaparte tra la ritirata dalla Russia alla fine del 1812 e la disfatta di Lipsia dell’ottobre 1813 –, alla lettera preparata per Senatori del Regno nei discorsi Della servitù dell’Italia, scritti in seguito alla sommossa milanese dell’aprile 1814, e alla cosiddetta Lettera apologetica, consegnata, un anno prima della morte, all’editore londinese William Pickering, ma pubblicata postuma da Giuseppe Mazzini a Lugano nel 1844, in cui non solo è il ricordo della sua scelta dell’esilio perpetuo, mentre tutti i militari italiani giuravano fedeltà agli Austriaci, ma anche il celebre giudizio su Napoleone, fondatore in Italia di «un regno potente di ricchezze e d’abitatori: e le ricchezze erano amministrate con ordine, e il popolo era divenuto guerriero», senza tralasciare un inevitabile confronto con l’altrettanto famoso componimento poetico di Alessandro Manzoni. Per approfondire questi argomenti, lungo le linee tracciate dalla lezione, si consigliano i testi di Granese, pubblicati dall’Edisud di Salerno nella collana da lui diretta insieme con Rosa Giulio e consultabili sulla grande “piattaforma digitale Torrossa”: la monografia, Divina Libertà. La rivoluzione della Tragedia, la tragedia della Rivoluzione: Pagano Galdi Salfi, inseparabile con il volume da lui curato, Teatrali contese: scritti di F. M. Pagano, M. A. Galdi, F. S. Salfi, e l’altro lavoro monografico, Ugo Foscolo. Tra le folgori e la notte.