01/04/20-La comunicazione transmediale: dall'oralità al libro, dal libro all’oralità
Jauss sostiene che la rimodulazione di un testo e il suo adattamento in nuovi contesti mediatici, producono un «rinnovamento del processo di ricezione che sta tra il passato di un’opera e la sua comprensione attuale» e la rende più accessibile e fruibile da parte di un pubblico poco avvezzo all’esperienza letteraria.
Al di là delle varie rielaborazioni artistiche e/o mediali delle opere letterarie, quel che è importante è che esse continuino ad essere tramandate. Si può dibattere all’infinito sulla loro attendibilità scientifica, sul loro rispetto delle fonti di ispirazione, ma senza dimenticare che in un’epoca come la nostra, caratterizzata da un abbandono sempre più significativo del libro e della cultura in generale, la transmedialità rappresenta quel “filo d’Arianna” che conduce verso la strada della conoscenza.
È altresì importante notare che la trasmissione della cultura, in questa sua metamorfosi, si sta riappropriando di tecniche piuttosto antiche, seppur rinnovate nella forma, caratterizzate dalla gestualità rappresentativa della performance teatrale e da una maggiore attenzione alla visualizzazione iconografica e/o spettacolare. Insomma, il futuro della cultura segue un percorso a ritroso, ripercorrendo le fasi e le modalità di un passato letterario remoto: dalla ‘lettera’ siamo passati nuovamente alla ‘voce’.
Ciò che, però, risulta interessante è che l’obiettivo finale del processo di transmedialità non risiede tanto nella creazione di una copia esatta dell’originale ma che essa sia identificata dal fruitore come il frutto di due espressioni culturali distinte, geneticamente assimilate perché discendenti da un’unica tradizione letteraria autoriale.
Con la partecipazione del Laboratorio DOC e del Laboratorio Legit