Luisa ZULLO

CV

Nel 2019 ha conseguito con lode la laurea triennale in “Lingue e Culture Straniere” presso l’Università degli Studi di Salerno, presentando una tesi in Letteratura Tedesca dal titolo “Robert Walser e la fiaba. Le riscritture di Aschenbrödel e Schneewittchen”. Presso lo stesso ateneo, nel 2021 ha conseguito con lode la laurea magistrale in “Lingue e Letterature Moderne” con una tesi in Letteratura Tedesca dal titolo “Passeggiare e scrivere. Analisi di un connubio nell’opera di Robert Walser”. Presso il Dipartimento di Studi Umanistici, nell’anno accademico 2019/2020 e 2020/2021, nell’ambito dell’Help Teaching, ha svolto attività di tutorato e di supporto rivolte agli studenti iscritti al corso di Lingua Spagnola III. Attualmente è iscritta al XXXVII ciclo del Dottorato di Ricerca in Studi Letterati presso il Dottorato in Studi Letterari, Linguistici e Storici dell’Università degli Studi di Salerno, occupandosi, sempre all’interno dell’ambito letterario tedesco, della presenza di autrici di lingua tedesca in Costiera Amalfitana.

 

Tutor

Verio Santoro
Università di Salerno

 

Co-tutor

Nicoletta Gagliardi
Università di Salerno

 

Progetto di ricerca

Positano come spazio letterario. La cittadina della Costiera nell'opera degli esuli tedeschi fra il 1933 e il 1945

Il progetto di ricerca si incentra sull’analisi della rappresentazione letteraria di Positano nelle opere di scrittori tedeschi che, in fuga dalla Germania nazionalsocialista, si stabilirono o furono di passaggio in Costiera Amalfitana.

Da sempre meta di viaggiatori di lingua tedesca, l’Italia rientra a pieno titolo nei paesi che furono interessati dal fenomeno migratorio causato dall’ascesa al potere di Hitler il 30 gennaio 1933 e protrattosi fino al 1945, configurandosi, a differenza di altre nazioni, come paese d’asilo: per la maggior parte degli esuli, infatti, l’Italia si presentò quale paese di transito verso mete più sicure o, per coloro che decisero di restare, come un rifugio precario.  La forte spinta migratoria interessò anche la Costiera Amalfitana, luogo nel quale si trasferirono numerosi artisti ed intellettuali. A Vietri si era costituito un centro di aggregazione grazie alla presenza delle fabbriche di ceramica che richiamarono numerosi imprenditori ed artisti stranieri come, ad esempio, Max Melamerson – che fondò l’Industria Ceramica Salernitana, ICS – e Irene Kowaliska. Il lavoro nelle fabbriche permise agli stranieri di inserirsi nel tessuto sociale e di intrattenere stretti rapporti con la popolazione locale. La loro influenza fu tale che, da un punto di vista artistico, questi anni vengono ricordati come “periodo tedesco”. Diverso fu il contesto di Positano, laddove il gruppo artistico-intellettuale che si formò rimase slegato dalla realtà locale, costituendo una sorta di unità elitaria. Nel periodo compreso tra il 1933 e il 1945, trovarono qui riparo scrittori quali Stefan Andres, Armin T. Wegner, Lola Landau, Walter Meckauer, Elisabeth Castornier, Joe Lederer, ma anche pittori come Kurt Craemer o Karli Sohn-Rethel. Tanto nelle arti figurative quanto nella letteratura questo villaggio di pescatori acquisì una tale rilevanza che non solo compare in numerose riproduzioni litografiche, xilografie ed opere pittoriche in generale, ma assume una funzione centrale anche nelle opere letterarie, divenendo, per alcuni di questi scrittori, un vero e proprio spazio letterario.

Sulla scia delle teorie novecentesche che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del cosiddetto spatial turn, elemento cardine di questa ricerca sarà l’analisi spaziale dei testi letterari – memorie autobiografiche, romanzi e prose brevi – degli scrittori che, esuli a Positano, ne fecero anche l'oggetto delle loro narrazioni. L'analisi di questo specifico "spazio letterario", al di là di una preliminare ricostruzione dell'ambiente artistico che si costituì nella cittadina, permetterà, di studiare i testi da una prospettiva che intende superare l'indagine storico-documentaria, per esplorare i significati più ampi che sottendono la rappresentazione della cittadina della costiera, la quale è ora spazio di esperienza autobiografica, ora spazio della memoria, ora non-luogo nell’accezione più ampia del termine, fino a diventare un vero e proprio spazio eterotopico nel quale trovare rifugio e riflettere sul rapporto con il potere politico.