Le forme brevi nella narrativa di Goffredo Parise. Dal «Crematorio» di Vienna ai «Sillabari»
Le forme brevi nella narrativa di Goffredo Parise. Dal «Crematorio» di Vienna ai «Sillabari»
Data inizio: 26/10/2020
Data fine: 10/10/2020
Ora: 17:00
Piattaforma Microsoft Teams
Interventi Andrea Gialloreto Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara Le «micronarrazioni» permeano il sistema letterario italiano degli anni Settanta: a partire dai testi ormai canonici che aprono il decennio nel 1972 (Le città invisibili di Calvino, Lo stereoscopio dei solitari e La sinagoga degli iconoclasti di Juan Rodolfo Wilcock), per arrivare al 1979 dei «cento piccoli romanzi fiume» di Centuria (Manganelli) e dei Fiori giapponesi. Cinquantacinque pezzi facili di La Capria, passando per Le rose imperiali di Malerba e Gli uomini chiari di Renzo Rosso, entrambi del 1974. Simili «strutture della molteplicità» (Iacoli) rispondono al principio della variazione seriale. La disposizione “enciclopedica” al repertorio, al catalogo e all’abecedario impronta anche i cicli di narrazioni brevi di Goffredo Parise, Il crematorio di Vienna del 1969 e i due volumi dei Sillabari (1972-1982): in queste opere della maturità lo scrittore veneto propone, con intenti solo apparentemente didascalici, i suoi spiazzanti sondaggi sui “sentimenti elementari” collocando i destini dei personaggi sul crinale tra caso e necessità. Responsabile Carlo Santoli Università degli Studi di Salerno
Lezione 1 CFU