06/12/2021-10:30, Lingue parlate e lingue dei segni in una prospettiva cognitiva e sociosemiotica
06/12/2021-10:30, Lingue parlate e lingue dei segni in una prospettiva cognitiva e sociosemiotica
Data inizio: 06/12/2021
Data fine: 06/12/2021
Ora: 11:00
Piattaforma Zoom
ID riunione: 817 3578 8125
Passcode: 152443
-Scarica la locandina Lingue parlate e lingue dei segni in una prospettiva cognitiva e sociosemiotica. Nella mia lezione descriverò una nuova prospettiva di descrizione della Lingua dei segni italiana (LIS) che può venir estesa anche alla descrizione di altre lingue dei segni e delle lingue parlate. (Volterra, Roccaforte, Di Renzo & Fontana, 2019). Molti degli aspetti descritti sono stati spesso trascurati nel passato e solo più recentemente sono stati evidenziati e descritti. I 5 punti principali di questa prospettiva sono i seguenti. a) L’esistenza di una forte continuità azione - gesto – linguaggio è evidente nell’origine di tutte le lingue, parlate e segnate. La capacità di linguaggio non è una capacità distinta da altre facoltà cognitive. Inoltre gli stessi componenti di base e le stesse strategie rappresentative sottostanno la formazione di gesti e segni. b) Non solo le mani vanno considerate come componenti fondamentali, ma anche altre parti del corpo e questi elementi non sono da considerare semplicemente paralinguistici o di accompagnamento, ma rivestono la stessa importanza delle componenti manuali, allo stesso modo in cui nelle lingue parlate tratti prosodici ed elementi gestuali vanno considerati fenomeni linguistici a tutti gli effetti. La ‘multimodalità’ è una caratteristica di tutte le lingue parlate e segnate. c) La presenza e l’importanza di fenomeni iconici è ormai riconosciuta non solo nelle lingue dei segni ma anche nelle lingue parlate, e gli stessi meccanismi di significazione valgono per entrambe le modalità espressive. Tutti gli esseri umani possono infatti esprimersi attraverso l’indicare (pointing), con cui è possibile collocare nello spazio un determinato referente, il dire/nominare (describing) che permette di definire e descrivere i significati; il mostrare/illustrare (depicting) con cui è possibile mostrare direttamente ciò di cui si parla. d) Le lingue utilizzate nel mondo funzionano in maniera diversa e non tutte le categorie semantico-grammaticali che valgono per la descrizione di una lingua possono funzionare per la descrizione di un’altra. Un singolo segno in LIS può rappresentare più elementi contemporaneamente, ovvero indicare l’agente, l’azione e l’oggetto dell’evento, così come avviene in lingue parlate tipologicamente molto distanti dall’italiano. Le lingue sia parlate sia segnate possono includere unità linguistiche i cui confini sono gradienti e variabili ma pur sempre presenti perché la variazione è limitata dalla necessità della comprensibilità del contenuto dell’evento comunicativo, sia esso parlato o segnato. e) Una lingua non si modifica sulla base di interventi esterni, ma sono in primo luogo gli stessi parlanti, in questo caso la comunità dei segnanti, che determinano, per lo più inconsciamente, il corso dei mutamenti più rilevanti. La descrizione della LIS non può prescindere dalla descrizione delle caratteristiche della comunità che la utilizza e ne determina norme e mutamenti, tenendo anche conto delle fluttuazioni che da sempre caratterizzano gli usi orali (faccia a faccia) di una lingua. Lo studio della comunicazione faccia a faccia porta inevitabilmente ad una revisione della tradizionale dicotomia tra linguistico and agito, e a sviluppare una nuova prospettiva verso un linguaggio incorporato (Kendon, 2004). Relatore Virginia Volterra Responsabili Miriam Voghera Claudio Iacobini
-Scarica la locandina Lingue parlate e lingue dei segni in una prospettiva cognitiva e sociosemiotica. Nella mia lezione descriverò una nuova prospettiva di descrizione della Lingua dei segni italiana (LIS) che può venir estesa anche alla descrizione di altre lingue dei segni e delle lingue parlate. (Volterra, Roccaforte, Di Renzo & Fontana, 2019). Molti degli aspetti descritti sono stati spesso trascurati nel passato e solo più recentemente sono stati evidenziati e descritti. I 5 punti principali di questa prospettiva sono i seguenti. a) L’esistenza di una forte continuità azione - gesto – linguaggio è evidente nell’origine di tutte le lingue, parlate e segnate. La capacità di linguaggio non è una capacità distinta da altre facoltà cognitive. Inoltre gli stessi componenti di base e le stesse strategie rappresentative sottostanno la formazione di gesti e segni. b) Non solo le mani vanno considerate come componenti fondamentali, ma anche altre parti del corpo e questi elementi non sono da considerare semplicemente paralinguistici o di accompagnamento, ma rivestono la stessa importanza delle componenti manuali, allo stesso modo in cui nelle lingue parlate tratti prosodici ed elementi gestuali vanno considerati fenomeni linguistici a tutti gli effetti. La ‘multimodalità’ è una caratteristica di tutte le lingue parlate e segnate. c) La presenza e l’importanza di fenomeni iconici è ormai riconosciuta non solo nelle lingue dei segni ma anche nelle lingue parlate, e gli stessi meccanismi di significazione valgono per entrambe le modalità espressive. Tutti gli esseri umani possono infatti esprimersi attraverso l’indicare (pointing), con cui è possibile collocare nello spazio un determinato referente, il dire/nominare (describing) che permette di definire e descrivere i significati; il mostrare/illustrare (depicting) con cui è possibile mostrare direttamente ciò di cui si parla. d) Le lingue utilizzate nel mondo funzionano in maniera diversa e non tutte le categorie semantico-grammaticali che valgono per la descrizione di una lingua possono funzionare per la descrizione di un’altra. Un singolo segno in LIS può rappresentare più elementi contemporaneamente, ovvero indicare l’agente, l’azione e l’oggetto dell’evento, così come avviene in lingue parlate tipologicamente molto distanti dall’italiano. Le lingue sia parlate sia segnate possono includere unità linguistiche i cui confini sono gradienti e variabili ma pur sempre presenti perché la variazione è limitata dalla necessità della comprensibilità del contenuto dell’evento comunicativo, sia esso parlato o segnato. e) Una lingua non si modifica sulla base di interventi esterni, ma sono in primo luogo gli stessi parlanti, in questo caso la comunità dei segnanti, che determinano, per lo più inconsciamente, il corso dei mutamenti più rilevanti. La descrizione della LIS non può prescindere dalla descrizione delle caratteristiche della comunità che la utilizza e ne determina norme e mutamenti, tenendo anche conto delle fluttuazioni che da sempre caratterizzano gli usi orali (faccia a faccia) di una lingua. Lo studio della comunicazione faccia a faccia porta inevitabilmente ad una revisione della tradizionale dicotomia tra linguistico and agito, e a sviluppare una nuova prospettiva verso un linguaggio incorporato (Kendon, 2004). Relatore Virginia Volterra Responsabili Miriam Voghera Claudio Iacobini